Bioplastiche: cosa sono e quanto “valgono” per l’economia circolare

30 Novembre 2023
Innovation Center, Circular Economy, Innovation, Interviste, tecnologia

Le bioplastiche sono prodotte da fonti rinnovabili e possono ridurre l’impiego delle plastiche tradizionali con vantaggi per economia e ambiente. Il mercato è in crescita costante ma, come evidenziato nel report Bioplastics X-Plore presentato ufficialmente a Napoli, devono ancora affrontare diverse sfide

Per affrontare le sfide climatiche mettendo al centro la sostenibilità ambientale, l’UE sta promuovendo politiche volte a tutelare salute umana e ambiente nell’ambito della transizione verso l’economia circolare, e ha individuato nelle bioplastiche una soluzione per ridurre drasticamente l’utilizzo delle plastiche tradizionali di origine fossile e delle sostanze chimiche usate per produrle.

Le diverse tipologie di bioplastiche rappresentano l’1% della capacità produttiva globale, ovvero un volume superiore a 2 milioni di tonnellate annue. Capacità che secondo le stime crescerà fino all’1,7% entro il 2028, con il mercato delle bioplastiche che varrà 35,4 miliardi di dollari rispetto ai 19,7 del 2022. L’Asia detiene quasi metà della quota di mercato (guidata dalla Cina) seguita dall’Europa (25%).

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Cosa sono e come vengono prodotte le bioplastiche: le differenze con le plastiche tradizionali

Ma cosa sono esattamente le bioplastiche e in cosa si differenziano da quelle tradizionali? Pur avendo una storia relativamente breve, grazie a leggerezza, versatilità e proprietà meccaniche la plastica si è repentinamente affermata in molteplici settori nella seconda metà del XVIII secolo.

Le bioplastiche, invece, sono più recenti e la produzione sfrutta diverse fonti rinnovabili al posto di quelle fossili. Tuttavia, l’impiego di fonti rinnovabili per la produzione - soprattutto derivate da sottoprodotti e scarti - è condizione necessaria ma non sufficiente per definirle correttamente.

Infatti, esistono vari tipi di bioplastiche: quelle bio-based ottenute attraverso l’uso di risorse biologiche nella produzione, quelle biodegradabili e alcune che hanno entrambe le caratteristiche. Pertanto non tutte le bioplastiche sono prodotte con materie prime biologiche, e talvolta non sono né biodegradabili, né compostabili.

Passando alla componente biologica su cui basano, esistono tre diverse generazioni di bioplastiche. Quelle di prima generazione sono realizzate utilizzando colture (tra cui mais, riso e oli vegetali); quelle di seconda generazione sono prodotte con biomasse e silvicoltura (ad esempio legno e scarti agricoli); la terza generazione è infine la più sostenibile poiché ottenuta dalle alghe.

Oltre ai materiali con cui sono prodotte, le bioplastiche si distinguono dalle plastiche tradizionali nel “fine vita”. Le prime si possono riciclare insieme ai rifiuti organici o compostare con un corretto waste management circolare; le seconde sono recuperate con la raccolta differenziata e lo smaltimento implica ricadute negative sull’ambiente.

palco dell'evento, persone che stanno parlando palco dell'evento, persone che stanno parlando

La definizione delle bioplastiche nelle politiche circolari europee

Nelle politiche circolari europee un aspetto fondamentale è la biodegradabilità delle bioplastiche, ovvero la possibilità di trasformarle in humus, acqua e anidride carbonica grazie all’attività dei microrganismi presenti in natura.
Per identificare in modo puntuale quelle biodegradabili e compostabili in quanto coerenti con i principi dell’economia circolare e della bioeconomia, l’Europa ha fissato degli standard relativi al riciclaggio organico e alla biodegradazione:

  • Biodegradabilità pari al 90% in ambienti “ricchi” di anidride carbonica entro sei mesi;
  • Assenza di effetti negativi nel compostaggio;
  • Bassa concentrazione di metalli pesanti usati come additivi;
  • Parametri chimico-fisici da non superare tra cui le concentrazioni di azoto, magnesio e fosforo.

Inoltre, è cruciale in chiave circolare che le bioplastiche si degradino totalmente a CO2 e acqua in compostori industriali, terreno e acqua, senza rilasciare sottoprodotti tossici.

 

Economia circolare e bioplastiche: le sfide da affrontare

Le bioplastiche devono quindi affrontare diverse sfide relative alla sostenibilità ambientale per entrare appieno nella transizione verso l’economia circolare, in cui ogni scarto attraverso il riciclo viene reimmesso nel ciclo produttivo.

Il rischio di contaminazione con la plastica tradizionale attraverso la raccolta differenziata può ostacolare la piena circolarità delle bioplastiche, mentre l’allungamento del ciclo di vita dei prodotti riguarda tutti i beni, inclusi quelli realizzati con bioplastiche che attualmente non hanno durabilità elevata. Dal punto di vista economico, inoltre, le bioplastiche hanno costi di produzione più elevati di quelle tradizionali a fronte di proprietà meccaniche inferiori.

Sebbene vi siano evidenti criticità, le bioplastiche sono già ampiamente utilizzate come alternative alla plastica tradizionale in diversi ambiti stante il potere trasformativo eco-compatibile dei processi industriali. Ad esempio, si stanno affermando al posto della plastica tradizionale per gli imballaggi (metà della domanda globale ma ancora esigua nel packaging alimentare), nella produzione di beni di consumo e tessili oltre ad agricoltura, trasporti e costruzioni.

Come evidenziato nel report Bioplastics X-Plore realizzato dall’ufficio Trend Analysis di Intesa Sanpaolo Innovation Center con il contributo scientifico di Materias e la collaborazione di John Davies di Frost&Sullivan, l’Italia è leader in Europa nella gestione del “fine vita” delle bioplastiche attraverso il riciclo meccanico.

Ciononostante, lo studio sottolinea come decomposizione e compostaggio delle bioplastiche possano avere impatti negativi sull’ambiente. Questo perché i microrganismi utilizzati rilasciano CO2, H20 e altri composti tra cui il metano, oltre a eventuali sostanze tossiche presenti negli additivi dei prodotti.

La presentazione del report Bioplastics X-Plore durante l’evento “Bioplastiche: Scenario e trend futuri”

Per parlare di materiali sostenibili ed evoluti quali catalizzatori di innovazione e competitività, nonché del ruolo che le bioplastiche possono avere nella transizione circolare, il campus tecnologico dell’Università Federico II a San Giovanni Teduccio (Napoli) lo scorso 23 novembre ha ospitato l’evento “Bioplastiche: Scenario e trend futuri”.

Un momento di confronto sulle nuove opportunità di business tra situazione attuale e trend del futuro incentrato anche sul report Bioplastics X-Plore – presentato ufficialmente nell’occasione -, al quale hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, del mondo accademico e della ricerca, delle imprese e del settore finanziario.

L’evento, introdotto e moderato dal Responsabile Comunicazione, Cultura e Marketing dell'Innovazione, Intesa Sanpaolo Innovation Center, Filippo Vecchio, dopo i saluti istituzionali di Matteo Lorito, Rettore dell’Ateneo, e del direttore del Centro servizi metereologici e tecnologici Avanzati della Federico II, Domenico Accardo, si è focalizzato su innovazione e ricerca per un futuro sostenibile con due panel tematici.

Luigi Ruggerone, Direttore Business and Innovation Research, Intesa Sanpaolo Innovation Center, Luigi Nicolais, Presidente di Materias, e Salvatore Iannace, Direttore Istituto Scienze e Tecnologie Chimiche del CNR, nei rispettivi interventi si sono concentrati su innovazione e ricerca, facendo poi il punto sulle sfide da superare per collegare la ricerca accademica con le applicazioni industriali di plastiche bio-based e biodegradabili.

Nel secondo panel il Direttore Commerciale Imprese di Intesa Sanpaolo Alessandro Lenoci, il Professore ordinario di Scienza e Tecnologia dei Materiali dell’Università di Pisa Andrea Lazzerila Direttrice Sviluppo Bioplastiche di Novamont SpA Tiziana Milizia, Emanuele Bertoli CEO Berbrand e Giovanni Conti CMO e co-founder di Relicta, si sono confrontati sui processi produttivi e sulle opportunità di business per un’innovazione sostenibile.

Valeria Fascione, Assessore alla Ricerca, Innovazione e Startup della Regione Campania, ha chiuso l’evento traendone le conclusioni. Le bioplastiche rappresentano una possibile soluzione (non l’unica) per contrastare il cambiamento climatico e proiettarci verso un futuro circolare e sostenibile, nonostante sfide e ostacoli ancora da superare.