COP 28: dalle aspettative ai risultati della consultazione

20 Dicembre 2023
Circular Economy

L’ultima Conference of Parties, COP 28, si è svolta a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dal 30 novembre al 12 dicembre 2023. Oltre 90.000 delegati, compresi gli Stati membri (o parti) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), si sono ritrovati per presentare proposte, condividere dati scientifici, indicare le strategie e fissare le azioni per raggiungere gli obiettivi di contenimento delle temperature globali. Tra i partecipanti, anche leader aziendali, giovani, scienziati del clima, popolazioni indigene, giornalisti, vari esperti e le Parti interessate. Assenti illustri, invece, il Presidente statunitense Joe Biden e l’omologo cinese Xi Jinping, oltre a Papa Francesco per problemi di salute.

Vista di Dubai Vista di Dubai

Nonostante aspetti contraddittori dovuti alla nutrita presenza di grandi produttori di combustibili fossili, la Conferenza delle Nazioni Unite si è chiusa con un accordo che per molti segna “l’inizio della fine” dell’era dei combustibili fossili e getta le basi per una transizione rapida, giusta ed equa.

Ripercorrendo le fasi del lungo vertice è emerso come il 2023 sarà l’anno più caldo di sempre. Evidenza corroborata dal fatto che, per la prima volta nella storia, a novembre l’aumento della temperatura globale media quotidiana ha superato i 2°C. Il Segretario Generale dell'Onu Guterres ha affermato che è finita l'era del riscaldamento globale ed è iniziata a quella dell'ebollizione.

Per concentrare gli sforzi della comunità globale, il programma della COP 28 ha messo al centro quattro temi cruciali: riduzione rapida delle emissioni; aumento dei finanziamenti per il clima; implementazione di azioni di adattamento focalizzate sulla natura, sulla vita e sui mezzi di sussistenza, e la necessità di rendere più inclusiva possibile la transizione ecologica. Al fianco dei leader di governo che hanno lavorato per raggiungere un accordo comune, quelli delle imprese e della società civile si sono adoperati per stipulare patti, impegni e percorsi di “economia reale” volti a ridurre concretamente le emissioni di gas serra.

Nella fase inziale del Summit è stato raggiunto un accordo sull'operatività del Loss & Damage Fund, approvato dalla COP 27 con l’obiettivo di risarcire i paesi poveri per perdite e danni dovuti alla crisi climatica. Il fondo sarà ospitato presso la Banca Mondiale per quattro anni e ha già raccolto 420 milioni di dollari in impegni, di cui 100 milioni garantiti dall’Italia. L’accordo riconosce il costo degli eventi meteorologici estremi che le economie emergenti hanno dovuto affrontare come siccità, inondazioni e innalzamento del livello del mare.

Il tema della finanza per il clima - “grande facilitatore” secondo la Commissione Europea - è stato al centro della conferenza, senza però ottenere gli ambiziosi risultati auspicati alla vigilia. Oltre al Loss & Damage fund, il Green Climate Fund (GCF) ha ricevuto un impulso alla sua seconda ricostituzione, con sei nuovi Paesi (ora sono 31) che si sono impegnati a elargire ulteriori finanziamenti per un ammontare complessivo che raggiungerà la cifra record di 12,8 miliardi di dollari. Tuttavia, la Dichiarazione su un quadro globale di finanza per il clima è stata firmata solo da 13 Paesi.

Infografica Global Climate Finance Framework Principles Infografica Global Climate Finance Framework Principles

Un secondo risultato ottenuto con il sostegno di 130 Paesi consiste nell’impegno a collaborare per triplicare la capacità di generazione di energia rinnovabile mondiale portandola ad almeno 11.000 GW entro il 2030, raddoppiando il tasso medio annuo globale di miglioramento dell’efficienza energetica (dal 2% a oltre il 4% su base annua) fino al 2030. 

Un altro risultato rilevante è stata la firma da parte di 159 tra Primi Ministri e Presidenti (che rappresentano circa il 70% della produzione globale di cibo) della Dichiarazione degli Emirati sull'agricoltura sostenibile, i sistemi alimentari resilienti e l'azione per il clima. Infatti, per la prima volta la trasformazione dei sistemi alimentari è stata tra le priorità del vertice, con le nazioni che si sono impegnate a trasformare i loro sistemi come parte dell’azione per il clima. Sono quindi stati fissati obiettivi specifici nei rispettivi contributi determinati a livello nazionale (NDC) e nei piani nazionali di adattamento (NAP) da raggiungere entro il 2025, ed è stata annunciata la mobilitazione di oltre 2,5 miliardi di dollari da parte della comunità globale per sostenere l’agenda clima-alimentare.

La chiusura dei negoziati sul clima, che prevede un accordo all’unanimità su un testo finale condiviso tra tutte le parti coinvolte, è stata invece ritardata di un giorno a causa di posizioni discordanti sui contenuti.  Alla fine, con una mossa a sorpresa da parte del Sultano al Jaber, Presidente della COP28, si è evitata la fase di discussione ed è stato approvato un testo che, sebbene non contenga il tanto atteso concetto di phase out dai combustibili fossili, chiede “l’abbandono dei combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico per raggiungere lo zero netto entro il 2050 in linea con la scienza”.

Nel discorso di chiusura, il segretario esecutivo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, Simon Stiell, ha definito l’accordo come “l’inizio della fine dei combustibili fossili”, dichiarando che “ora tutti i governi e le imprese devono trasformare senza indugio questi impegni in risultati di economia reale”.

Tra i punti di attenzione su cui si è focalizzato il Global Stocktake - concepito per valutare i progressi collettivi verso il raggiungimento dello scopo dell’Accordo di Parigi -  è stata data voce alla scienza nel ribadire che le emissioni globali di gas serra devono essere ridotte del 43% entro il 2030 e del 60% nel 2035, raggiungendo zero emissioni nette di biossido di carbonio entro il 2050 per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. 

Purtroppo, il documento evidenzia con preoccupazione che le parti sono fuori strada nel raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi: le ultime previsioni prevedono un aumento delle emissioni di CO2 del 14% da qui al 2030, con la finestra temporale disponibile per aumentare le ambizioni e attuare gli impegni concordati sempre più ristretta.

Impianto fotovoltaico nel deserto degli Emirati Arabi Impianto fotovoltaico nel deserto degli Emirati Arabi

Il Summit, che ha visto partecipare Intesa Sanpaolo e Intesa Sanpaolo Innovation Center, ha evidenziato i ritardi nel raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, decretando la fine dell'era dei combustibili fossili e gettando le basi per una transizione ecologica rapida, equa e inclusiva.

Un altro elemento positivo dell’accordo è la maggiore inclusione dell’adattamento come focus crescente relativamente alle risorse critiche (ad esempio l’acqua), insieme alla raccomandazione di eliminare quanto prima e gradualmente gli inefficienti sussidi per i combustibili fossili.  Tuttavia, senza un radicale cambio di paradigma e una vera riconciliazione con la natura, sarà difficile immaginare come contrastare l'ebollizione globale.

In quest’ottica, il Ministero dell’Economia emiratino ha siglato uno Strategic Master Agreement con Intesa Sanpaolo (IMI Corporate & Investment Banking) e Intesa Sanpaolo Innovation Center per promuovere i principi della circular economy e la creazione di un ecosistema circolare nel Paese. Inoltre, il Ministro dell’Economia Abdullah Bin Touq Al Marrim ha invitato il Gruppo al vertice per condividere le competenze relative all’economia circolare.

Che sia vista come una vittoria o come un’occasione mancata, la COP28 è comunque una pietra miliare nella storia moderna del cambiamento climatico e nel futuro di tutta l’umanità.