Martedì 11 marzo 2025, in un evento organizzato da Intesa Sanpaolo Innovation Center, Direzione Regionale Intesa Sanpaolo di Campania, Calabria e Sicilia e SRM presso il Laboratorio ESG di Palermo, è stato presentato il Report “Verso la Circular Blue Economy”. Il Rapporto, realizzato da Intesa Sanpaolo Innovation Center in collaborazione con SRM – Centro Studi per il Mezzogiorno – con il contributo del CE Lab, vuole sottolineare la rilevanza strategica dell’approccio circolare per favorire una transizione sostenibile nel settore marittimo e logistico.
Blue Economy: definizione, settori e valore
La Blue Economy è definita dalla World Bank come “l’uso sostenibile delle risorse marine per la crescita economica, il miglioramento dei mezzi di sussistenza e la creazione di posti di lavoro, preservando al contempo la salute dell'ecosistema oceanico”. Essa include tutte le attività collegate a oceani, mari e coste, comprendendo pesca, acquacultura, energie rinnovabili marine, costruzione navale, trasporto marittimo e turismo costiero, oltre ai settori emergenti della Blue Technology.
L’Economia Blu è un comparto in forte crescita, come indicato anche nel Blue Economy Report 2024 della Commissione Europea secondo cui, nell’UE, il fatturato è passato da 513,2 miliardi di euro nel 2020, a 623 miliardi nel 2021 (+21%).
La transizione dalla Blue Economy alla Circular Blue Economy
Il Report evidenzia come, pur essendo storicamente associata a pratiche sostenibili, la Blue Economy affronta oggi diverse sfide ambientali - inquinamento, perdita di biodiversità e cambiamenti climatici -, che ne mettono in discussione la sostenibilità nel lungo periodo. La transizione dal modello lineare a quello circolare - basato su zero rifiuti, riuso e rigenerazione del capitale naturale – fornisce un approccio per affrontare le sfide ambientali e climatiche a cui il comparto della Blue Economy è sottoposto, consentendo al contempo crescita economica e competitività dei settori.
Inoltre, le tecnologie pulite - ad esempio le tecnologie per gli oceani -, la sostenibilità energetica e quella delle infrastrutture, svolgono un ruolo cruciale per ridurre l’impronta ecologica e migliorare la resilienza delle comunità costiere. La Circular Blue Economy rappresenta quindi un’opportunità per coniugare innovazione e sostenibilità, garantendo equilibro tra sviluppo economico e salvaguardia ambientale.
Scenario economico, ambientale e normativo della Blue Economy
Il commercio marittimo mondiale: geopolitica e disruption
In seguito, il Rapporto analizza le dinamiche del commercio marittimo mondiale in un contesto di complessità economica e geopolitica, caratterizzato da tensioni internazionali - la “guerra commerciale” tra USA e Cina, o conflitti in Europa e Medio Oriente - e dalla crescente instabilità delle rotte commerciali. I dati riferiti al 2023 indicano un volume di 12,3 miliardi di merci movimentate attraverso il commercio marittimo, 6.000 porti e 32 milioni di crocieristi, evidenziando come esso sia fondamentale per lo scambio di merci.
Tuttavia, esso sta subendo impatti dovuti a questi eventi di disruption che, insieme a politiche protezionistiche, stanno determinando modifiche delle rotte con incremento delle distanze percorse dalle navi, con porti e corridoi come il Mediterraneo o il Canale di Suez che svolgono un ruolo strategico.
In Italia, i dati economici testimoniano l’importanza della Blue Economy, in quanto essa rappresenta un moltiplicatore importante. Infatti, per ogni euro prodotto, ne attiva altri 1,8 sul resto dell’economia, con incidenza sul totale dell’economia del nostro Paese pari al 10,2%.
Pressioni dirette e indirette sugli ecosistemi marini
Viene inoltre sottolineato come le attività umane, dirette e indirette, esercitino una crescente pressione sugli ecosistemi marini. Una delle criticità principali è l’inquinamento da fonti terrestri e marittime, con uno studio condotto da Ocean One Foundation ad indicare che tutte le industrie sono coinvolte, e che, pertanto, tutte devono agire per attuare un cambiamento. In quest’ottica, è imprescindibile la consapevolezza del proprio impatto, che però si riscontra in poco più della metà delle industrie (52%).
Inoltre, tra le criticità figurano il riscaldamento degli oceani, l’acidificazione e l’eutrofizzazione, oltre a fenomeni che compromettono la biodiversità, alterano le reti trofiche e aumentano il rischio di danni economici significativi, come quelli legati alle inondazioni costiere.
Lo scenario normativo nel mondo, in Europa e in Italia
Viene quindi esaminata l’evoluzione del quadro normativo a livello internazionale, europeo e nazionale. In tal senso si evidenzia il ruolo svolto da strumenti come la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS) e l’Agenda 2030 basata sui Sustainable Development Goals, in grado di favorire la transizione verso un’economia marina sostenibile, oltre a quello delle politiche integrate dell’UE volte a creare un framework per facilitare lo sviluppo sostenibile (Integrated Maritime policy - IMP) o ad individuare settori strategici (Blue Growth Strategy) nei quali concentrare gli sforzi per supportare la crescita sostenibile a lungo termine: energia, turismo, acquacultura, biotecnologie e risorse minerali.
Attraverso la Strategia Nazionale per l’Economia Circolare e il Piano del Mare, il Governo italiano ha individuato nella Blue Economy e nel mare due leve per la crescita economica.