Presentato presso il Laboratorio ESG di Palermo il Report Verso la Circular Blue Economy

20 Marzo 2025
Innovation Center, Trend del futuro, Pubblicazioni, Report di Ricerca, Focus On

Lo studio, realizzato da Intesa Sanpaolo Innovation Center in collaborazione con SRM – Centro Studi per il Mezzogiorno -  con il contributo del CE LAB, evidenzia l’importanza strategica dell’approccio circolare per la transizione sostenibile del settore marittimo e logistico.

cerchio verde con gli alberi cerchio verde con gli alberi

Martedì 11 marzo 2025, in un evento organizzato da Intesa Sanpaolo Innovation Center, Direzione Regionale Intesa Sanpaolo di Campania, Calabria e Sicilia e SRM presso il Laboratorio ESG di Palermo, è stato presentato il Report “Verso la Circular Blue Economy”. Il Rapporto, realizzato da Intesa Sanpaolo Innovation Center in collaborazione con SRM – Centro Studi per il Mezzogiorno – con il contributo del CE Lab, vuole sottolineare la rilevanza strategica dell’approccio circolare per favorire una transizione sostenibile nel settore marittimo e logistico.

 

Blue Economy: definizione, settori e valore

La Blue Economy è definita dalla World Bank come “l’uso sostenibile delle risorse marine per la crescita economica, il miglioramento dei mezzi di sussistenza e la creazione di posti di lavoro, preservando al contempo la salute dell'ecosistema oceanico”. Essa include tutte le attività collegate a oceani, mari e coste, comprendendo pesca, acquacultura, energie rinnovabili marine, costruzione navale, trasporto marittimo e turismo costiero, oltre ai settori emergenti della Blue Technology.

L’Economia Blu è un comparto in forte crescita, come indicato anche nel Blue Economy Report 2024 della Commissione Europea secondo cui, nell’UE, il fatturato è passato da 513,2 miliardi di euro nel 2020, a 623 miliardi nel 2021 (+21%).

 

La transizione dalla Blue Economy alla Circular Blue Economy

Il Report evidenzia come, pur essendo storicamente associata a pratiche sostenibili, la Blue Economy affronta oggi diverse sfide ambientali - inquinamento, perdita di biodiversità e cambiamenti climatici -, che ne mettono in discussione la sostenibilità nel lungo periodo. La transizione dal modello lineare a quello circolare - basato su zero rifiuti, riuso e rigenerazione del capitale naturale – fornisce un approccio per affrontare le sfide ambientali e climatiche a cui il comparto della Blue Economy è sottoposto, consentendo al contempo crescita economica e competitività dei settori.

Inoltre, le tecnologie pulite - ad esempio le tecnologie per gli oceani -, la sostenibilità energetica e quella delle infrastrutture, svolgono un ruolo cruciale per ridurre l’impronta ecologica e migliorare la resilienza delle comunità costiere. La Circular Blue Economy rappresenta quindi un’opportunità per coniugare innovazione e sostenibilità, garantendo equilibro tra sviluppo economico e salvaguardia ambientale.

 

Scenario economico, ambientale e normativo della Blue Economy

Il commercio marittimo mondiale: geopolitica e disruption

In seguito, il Rapporto analizza le dinamiche del commercio marittimo mondiale in un contesto di complessità economica e geopolitica, caratterizzato da tensioni internazionali - la “guerra commerciale” tra USA e Cina, o conflitti in Europa e Medio Oriente - e dalla crescente instabilità delle rotte commerciali. I dati riferiti al 2023 indicano un volume di 12,3 miliardi di merci movimentate attraverso il commercio marittimo, 6.000 porti e 32 milioni di crocieristi, evidenziando come esso sia fondamentale per lo scambio di merci.

Tuttavia, esso sta subendo impatti dovuti a questi eventi di disruption che, insieme a politiche protezionistiche, stanno determinando modifiche delle rotte con incremento delle distanze percorse dalle navi, con porti e corridoi come il Mediterraneo o il Canale di Suez che svolgono un ruolo strategico.

In Italia, i dati economici testimoniano l’importanza della Blue Economy, in quanto essa rappresenta un moltiplicatore importante. Infatti, per ogni euro prodotto, ne attiva altri 1,8 sul resto dell’economia, con incidenza sul totale dell’economia del nostro Paese pari al 10,2%.

Pressioni dirette e indirette sugli ecosistemi marini

Viene inoltre sottolineato come le attività umane, dirette e indirette, esercitino una crescente pressione sugli ecosistemi marini. Una delle criticità principali è l’inquinamento da fonti terrestri e marittime, con uno studio condotto da Ocean One Foundation ad indicare che tutte le industrie sono coinvolte, e che, pertanto, tutte devono agire per attuare un cambiamento. In quest’ottica, è imprescindibile la consapevolezza del proprio impatto, che però si riscontra in poco più della metà delle industrie (52%).

Inoltre, tra le criticità figurano il riscaldamento degli oceani, l’acidificazione e l’eutrofizzazione, oltre a fenomeni che compromettono la biodiversità, alterano le reti trofiche e aumentano il rischio di danni economici significativi, come quelli legati alle inondazioni costiere.

Lo scenario normativo nel mondo, in Europa e in Italia

Viene quindi esaminata l’evoluzione del quadro normativo a livello internazionale, europeo e nazionale. In tal senso si evidenzia il ruolo svolto da strumenti come la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS) e l’Agenda 2030 basata sui Sustainable Development Goals, in grado di favorire la transizione verso un’economia marina sostenibile, oltre a quello delle politiche integrate dell’UE volte a creare un framework per facilitare lo sviluppo sostenibile (Integrated Maritime policy - IMP) o ad individuare settori strategici (Blue Growth Strategy) nei quali concentrare gli sforzi per supportare la crescita sostenibile a lungo termine: energia, turismo, acquacultura, biotecnologie e risorse minerali.

Attraverso la Strategia Nazionale per l’Economia Circolare e il Piano del Mare, il Governo italiano ha individuato nella Blue Economy e nel mare due leve per la crescita economica.

nave con pannelli solari e pale eoliche in mezzo al mare nave con pannelli solari e pale eoliche in mezzo al mare

Principi e soluzioni di circolarità applicati alla catena di valore della Blue Economy

La terza ed ultima parte del Report si focalizza sui principi e sulle soluzioni di circolarità applicate alla filiera della Blue Economy, evidenziando come la transizione da modelli lineari a modelli circolari – in grado di generare benefici ambientali ed economici -, possa avvenire attraverso innovazione e approccio sistemico.

Gestione delle risorse marine

La gestione delle risorse marine è essenziale per preservare la biodiversità marina e per garantire la sicurezza alimentare. In quest’ottica, è imprescindibile che le pratiche di pesca attuate riducano le catture non necessarie, proteggano gli habitat marini e promuovano la trasparenza di tutta la filiera. Elementi che si concretizzano attraverso iniziative come la Politica Comune della Pesca (PCP), e con soluzioni innovative basate, ad esempio, sulla blockchain.

Anche l’acquacoltura circolare, attraverso il riciclo dei sottoprodotti e l’utilizzo di alghe, offre un duplice vantaggio: contribuire alla sicurezza alimentare e sequestrare la CO₂, trasformando i sottoprodotti in risorse per nuovi processi produttivi.

Il Rapporto sottolinea poi come la desalinizzazione rappresenti una soluzione strategica per affrontare la scarsità di acqua dolce, in particolare nei territori aridi o a rischio desertificazione. Infatti, a livello globale ci sono 2,2 miliardi di persone senza accesso ad acqua potabile sicura, ed è prevista una carenza del 40% di risorse idriche entro il 2030.

Logistica ed energia nella Blue Economy

Viene quindi esplorato l’impiego dei carburanti sintetici, prodotti grazie alla cattura della CO₂ combinata con idrogeno prodotto attraverso elettrolisi (metanolo sintetico, metano sintetico, ammoniaca, biocarburanti, e-diesel o e-benzina e idrogeno verde), per il commercio marittimo, sottolineandone vantaggi e criticità.

Si evidenzia altresì l’importanza di aggiornare gli scali portuali per renderli più sostenibili, ad esempio attraverso progetti come “Smart Port”, previsto dal PNNR per digitalizzare i porti italiani, o come “Maritime Ventures”, iniziativa ideata da CDP Venture Capital che aggrega investitori, aziende e istituzioni per rilanciare il settore nautico e logistico-portuale italiano.

Inoltre, la transizione verso l’utilizzo di energie rinnovabili nei porti, come accade con il cold ironing (ovvero l’alimentazione delle navi tramite energia elettrica durante la sosta in porto), è imprescindibile per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, poiché elimina la necessità di mantenere attivi i motori di bordo, contribuendo così alla riduzione delle emissioni.

rifiuti nei fondali marini rifiuti nei fondali marini

Tutela e rigenerazione degli ecosistemi

L’ultima parte dello studio affronta la tutela e la rigenerazione degli ecosistemi marini, attraverso tre pilastri fondamentali. In primo luogo, il monitoraggio ambientale subacqueo si configura come strumento indispensabile per valutare lo stato di salute degli habitat sottomarini, poiché fornisce dati fondamentali per comprendere gli effetti del cambiamento climatico sugli ecosistemi marini.

Inoltre, l’eco-dragaggio portuale e delle zone costiere (ossia il complesso degli interventi volti a bonificare i fondali rimuovendo i sedimenti) è una pratica innovativa che, a differenza dei metodi tradizionali, riduce il rilascio di contaminanti e tutela habitat sensibili, consentendo anche di migliorare la navigabilità e l’accesso alle infrastrutture portuali.

Infine, la riconversione industriale e il ripristino dell’ecosistema marino palesano l’urgenza di bonificare siti industriali dismessi, spesso fonte di inquinamento cronico.

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Il Report Verso la Circular Blue Economy esplora i principi e le soluzioni di circolarità applicati alla value chain della Blue Economy, anche in relazione alle normative e strategie internazionali e nazionali
A cura di Intesa Sanpaolo Innovation Center e SRM