Come funziona il digital phenotyping e perché non viola la privacy degli individui
Come evidenziato anche dalle ricerche sull’argomento da parte del Neuroscience Lab di Intesa Sanpaolo Innovation Center, il digital phenotyping permette a ricercatori e ricercatrici di accedere agli spostamenti, al microfono dello smartphone, ai post pubblicati sui social network e alle chiamate delle persone. Accesso che presenta problemi di privacy a un primo sguardo, sebbene la realtà sia decisamente più rassicurante: non è affatto così.
Le ricerche attualmente in campo sulla fenotipizzazione digitale dimostrano solidità dal punto di vista etico e, salvo casi specifici nei quali il monitoraggio diretto è necessario per tutelare la salute dei pazienti, i ricercatori non hanno la possibilità di collegare i dati raccolti alla persona che li ha forniti, mettendo al sicuro la sua identità. Inoltre, la partecipazione a questi studi è sempre su base volontaria e prevede un consenso informato in cui i partecipanti sono consapevoli e concordi sui dati raccolti.
Per la fenotipizzazione digitale, infatti, gli individui installano un'applicazione sviluppata appositamente per la ricerca che raccoglie i dati e li anonimizza, garantendo così l’anonimato dei partecipanti. Se non bastasse, la ricerca sui dati GPS ha fatto enormi passi avanti per garantire la privacy, consentendo di aggiungere distorsioni delle traiettorie affinché le informazioni rimangano interessanti ma allo stesso tempo anonime e, di conseguenza, non riconducibili ad una persona specifica.
Un altro aspetto interessante di questo tipo di studio è che l’applicazione invia ai partecipanti una notifica ogni giorno o secondo un lasso di tempo prestabilito (le cosiddette notifiche push note anche come “dati attivi”), a cui le persone devono rispondere dai rispettivi device.
Nel caso di ricerche in ambito medico, ad esempio, le domande saranno inerenti al problema del partecipante, mentre nelle applicazioni in ambito aziendale le domande saranno probabilmente volte a comprendere il benessere del dipendente.
Pertanto, il digital phenotyping non è solo un semplice strumento di raccolta dati, ma si propone come una metodologia che rispetta l’integrità e la privacy dell'individuo, aprendo contemporaneamente nuove possibilità nel campo della medicina personalizzata e della gestione del benessere.
Con il passare del tempo e l’evoluzione tecnologica, siamo testimoni di come l'interazione tra uomo e dispositivo possa offrire uno sguardo inedito e profondo nella complessità del comportamento umano, promettendo non solo di trasformare il settore sanitario ma anche di influenzare positivamente ogni aspetto del vivere quotidiano.
In un mondo dove la digitalizzazione avanza inarrestabile a ritmi serrati, il digital phenotyping si pone quindi come un faro di conoscenza, con il potere non solo di decifrare i comportamenti più nascosti, ma anche di orientare gli individui verso scelte più consapevoli per la propria salute e il benessere.