Robotica per la sanificazione degli ambienti: la nuova ricerca dell’AI Lab
Intesa Sanpaolo Innovation Center - attingendo alle scoperte più recenti della Robotica, dell’Intelligenza Artificiale e delle Neuroscienze - continua a eseguire attività di ricerca applicata nei suoi laboratori per individuare soluzioni innovative in risposta alle nuove esigenze sociali, contado su team di ricercatori altamente qualificati.
Ad esempio, le aziende investono sempre più nella ricerca di tecnologie utili a migliorare la qualità e la salubrità dell’aria negli ambienti lavorativi, tutelando così la salute dei dipendenti. Tuttavia, i molteplici strumenti innovativi dedicati alla sanificazione presenti sul mercato devono necessariamente essere testati per verificarne la reale efficacia.
In questo senso, l’AI Lab nell’ambito del progetto “Robotica per la sanificazione degli ambienti” - realizzato in collaborazione con la funzione Sicurezza sul Lavoro, Ambiente ed Energia -, dopo la ricerca inerente potenzialità dei sistemi robotici nella disinfezione delle superfici attraverso radiazioni ultraviolette generate da lampade UV-C, ha condotto un esperimento volto a testare l’efficacia di una macchina dotata di filtri EPA combinata con attività fotocatalitica per migliorare la qualità dell’aria negli ambienti indoor.
L'attività battericida è dovuta alla produzione di specie chimiche reattive dell'ossigeno (ROS), e i risultati confermano l’efficacia di questa tipologia di trattamento.
La ricerca condotta da Intesa Sanpaolo Innovation Center e dalla direzione Sicurezza sul Lavoro, Ambiente ed Energia in collaborazione con PIC4Ser - Centro Interdipartimentale per la Robotica di Servizio del Politecnico di Torino - ed EcoBioqual - azienda attiva nei test biologici applicati all’ambiente - è stata pubblicata sull’International Journal of Life Science Research Archive con l’articolo “Study on the effectiveness of an air treatment tool that combines filtration and photocatalysis”.
L’articolo è curato da Irene Borgini, Matteo Nazzario, Dario Russignaga e Luca Maria D’Apuzzo del Gruppo Intesa Sanpaolo, Simone Pescarolo di Ecobioqual e dal Prof. Giorgio Gilli dell’Università di Torino.
Obiettivi, metodologia e risultati della ricerca
L’esperimento è stato realizzato con l’obiettivo di valutare l’efficacia di una macchina dotata di filtri EPA combinata all’attività fotocatalitica di una lampada UV circondata da un metallo catalitico composto da biossido di titanio (TiO2).
Per testare la capacità di sanificazione, un ventilatore è stato equipaggiato con una lampada UV e un filtro EPA. Il flusso d’aria trattato dal ventilatore è stato misurato ed è risultato di 315 m3/h senza filtri, e di 215 m3/h con i filtri.
Lo studio si è svolto in una sala riunioni standard di 120 m3, con il device sollevato da terra di circa 30 cm e posizionato a 2 metri dalle pareti. Sono stati condotti più esperimenti in diversi giorni, con campionamenti doppi o tripli in diversi punti della stanza: uno vicino al catalizzatore e l’altro dalla parte opposta.
Per la moltiplicazione di microorganismi, è stata preparata una coltura madre da 200 ml di estratto di caseina di soia (TRL) in cui sono stati sciolti 0,5 grammi di latte in polvere. Successivamente, è stato inoculato 1 grammo di Lactococcus lactis. La campionatura dell'aerosol è stata effettuata con piastre da 90 mm di diametro, contenenti un terreno di coltura composto da un estratto di lievito con glucosio e latte in polvere.
La capacità della specie di batteri Lactococcus lactis di sopravvivere nell'aria per più di 30 minuti è stata dimostrata, rendendolo un candidato ideale non nocivo per studi sulla contaminazione negli ambienti di lavoro.
La riduzione del carico batterico è stata verificata monitorando la variazione di questo parametro nel tempo in due casi specifici (sistema di disinfezione attivo e non), mostrando una riduzione consistente del carico microbico e un decadimento naturale più lento in prossimità della sorgente di propagazione dei microrganismi.
Infine, la replica dell’esperimento con la rimozione dei filtri, utile per verificare l’effettiva efficacia della sola componente fotocatalitica, non ha mostrato differenze nei risultati.