Circular Economy Report 2025

12 Novembre 2025
Innovation Center, Circular Economy, Pubblicazioni, Report di Ricerca

Il 5 novembre a Rimini, durante Ecomondo, è stato presentato il Circular Economy Report 2025, la sesta edizione del principale studio dedicato allo stato dell’economia circolare in Italia. Il documento è stato realizzato dal Politecnico di Milano, con il contributo del CE Lab di Intesa Sanpaolo Innovation Center

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Il Circular Economy Report 2025 fornisce una fotografia aggiornata della circular economy nel nostro Paese, esaminando il quadro normativo, la diffusione delle pratiche circolari tra le imprese, il ruolo dei consumatori e l’evoluzione dell’ecosistema startup. I dati mostrano un consolidamento delle pratiche di circolarità, con un livello di maturità crescente e maggiori investimenti, anche se resta un ampio margine di miglioramento rispetto al potenziale economico stimato al 2030.
 

L’evoluzione del quadro normativo UE e italiano sull’Economia Circolare

Il panorama normativo del 2025 ha ritrovato slancio verso la circolarità. Il Clean Industrial Deal mira a rafforzare l'Economia Circolare, secondo l'obiettivo UE di incrementare il tasso di utilizzo di materiali circolari dall'11,8% (2023) al 24% entro il 2030. In Italia, l'aggiornamento del Cronoprogramma della Strategia Nazionale EC ha integrato 104 target (+53), concentrandosi sulla definizione e l'aggiornamento dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) e dei decreti End-of-Waste (EoW), considerate leve fondamentali per le filiere italiane. Inoltre, i Progetti Faro del PNRR hanno visto l'ammissione di 187 progetti per un importo pari a 446,1 milioni su un totale complessivo di risorse pari a € 600 milioni. Si attende inoltre che l’elaborazione e l’entrata in vigore del Circular Economy Act previsto per il 2026 possa portare un’ulteriore spinta positiva per il settore.
 

La diffusione dell’Economia Circolare in Italia: lo stato attuale e le prospettive verso il 2030

Dal lato delle imprese, l’adozione di modelli di economia circolare è in crescita, soprattutto nei settori waste-to-energy, packaging, tessile e automotive. Le pratiche adottate spaziano dal design sostenibile ai servizi circolari, fino al ciclo tecnico e biologico, segnalando un approccio sempre più integrato lungo l’intera filiera produttiva.

Gli investimenti si stanno stabilizzando in fasce intermedie (50.000–150.000 €), generando un risparmio economico stimato in 18,3 miliardi di euro annui. Tuttavia, questo rappresenta solo il 15% del potenziale complessivo al 2030, stimato in 119 miliardi di euro.

L'impatto economico totale stimato in Italia, in termini di risparmio economico, supera i 18,3 miliardi all'anno, rappresentando il 15% del potenziale di € 119 miliardi stimato al 2030. Questo lascia un divario di circa 100 miliardi di euro da colmare e la necessità di conseguire risparmi annui aggiuntivi di circa € 16,8 miliardi con un volume di investimenti quasi 10 volte quello fatto registrare oggi.

Dal punto di vista ambientale, l’adozione delle pratiche manageriali di economia circolare potrebbe portare, entro il 2030, a una riduzione annua di circa 2,6 MtCO2eq, pari a una crescita del 5% rispetto al 2023. Anche in questo caso, il potenziale effettivamente raggiunto rappresenta solo il 15% delle circa 16,8 MtCO2eq risparmiabili al 2030 se il Paese riuscisse a sfruttare appieno il proprio potenziale circolare

La diffusione di strumenti di misurazione delle performance è in forte cre­scita, passando dall’8% nel 2024 al 30% nel 2025, a conferma del ruolo strategico della misurazione nel guidare l’adozione di pratiche circolari. Cresce l’utilizzo di consulenza, certificazioni e piattaforme digitali,
mentre restano ancora poco sfruttati i servizi finanziari e legali, che potrebbero diventare leve strategiche per abbattere le barriere economiche e
contrattuali.

La sensibilità dei consumatori

Il Circular Economy Report 2025 esplora inoltre la sensibilità dei consumatori, mettendo in luce un disallineamento tra consapevolezza, fiducia e pra­tiche effettive. Circa il 60% dei cittadini (su oltre 3000 intervistati) dichiara di conoscere l’economia circolare e di applicarla nella vita quotidiana, ma l’interesse è spesso motivato prin­cipalmente da logiche di risparmio economico (41%). Inoltre, la comprensione del concetto è limitata, associata principalmente al riciclo dei materiali (22%) e al riutilizzo di oggetti (20%).

La sfida futura sarà ridurre il divario tra perce­zione e azione, rendendo la circolarità un elemento integrato e riconoscibile nelle scelte quotidiane dei consumatori.

Allo stesso tempo, l’adozione di pratiche di con­sumo circolare può essere incentivata attraverso strategie educative, incentivi fiscali, garanzie di qualità e campagne mirate, per rafforzare la fi­ducia nei prodotti ricondizionati e a promuovere una cultura della sostenibilità.

Il ciclo biologico nell’Economia Circolare

La bioeconomia e il ciclo biologico assumono un ruolo centrale, con focus su bonifiche, rigenerazione dei suoli e bioraffinerie. La bioeconomia svolge un ruolo cruciale in settori chiave come l’agroalimentare, la silvicoltura e la bioindustria, e l’Italia sta promuovendo politiche e strategie per favorirne lo sviluppo.

La bioindustria europea sta vivendo una rapida espansione, con circa 3.500 impianti di trasforma­zione della biomassa che contribuiscono alla valo­rizzazione delle risorse biologiche. Un settore in forte crescita riguarda le bioraffinerie, che trasfor­mano biomassa in sostanze chimiche e materiali biobased, tra cui polimeri, cosmetici e farmaceutici.

Materiali bio based Materiali bio based

Il panorama delle startup italiane nell’Economia Circolare

L’analisi su un campione di 150 startup conferma che l’ecosistema italiano dell’economia circolare è in crescita, ma fortemente concentrato nel Nord Italia, con la Lombardia come principale polo di innovazione. Il biennio 2020–2021 ha rappresentato il momento di massima espan­sione, spinto da maggiore consapevolezza ambien­tale e dalla spinta post-pandemica. Oggi il settore sta entrando – forse prematuramente – in una fase di maturazione e consolidamento. Le startup del ciclo tecnico mostrano grande eterogeneità settoriale, con focus su riciclo, moda/ tessile ed elettronica, mentre quelle del ciclo bio­logico si concentrano su agroalimentare e chimica verde, indicando aree di sviluppo strategiche per la bioeconomia.

 Infine, l’analisi sull’ecosistema startup mostra una crescita concentrata nel Nord Italia e un forte orientamento all’innovazione, con oltre 20 brevetti depositati e investimenti per oltre 17 milioni di euro complessivi.

 

Conclusione

Il report conferma come la circular economy rappresenti oggi una leva strategica per la competitività e la sostenibilità del sistema produttivo italiano, ma anche una sfida culturale e tecnologica per i prossimi anni.